N° 100
IO SONO IRON MAN
PARTE PRIMA
INTRIGHI E VELENI
1.
Sdraiato sul duro pavimento del
garage sotterraneo della Stark Tower un uomo sta lottando con tutta la forza di
volontà per restare vivo mentre dalla sua schiena una macchia rossa si allarga
sempre di più.
Il suo nome è Harold Joseph Hogan,
Happy per gli amici, e se qualcosa non accade in fretta, tra meno di mezz’ora
sarà morto.
Nel giardino di una villa nelle Alpi
Svizzere due donne guardano una figura in un’armatura rosso e oro che è stata
appena scaricata lì da un silenzioso robot verde. L’eroe chiamato Iron Man ha
evidentemente sostenuto una battaglia ed altrettanto evidentemente ha perso.
-Crede che sia
morto?- chiede la bruna Contessa Stephanie De La Spiroza alla donna dai capelli
castani al suo fianco.
-Credo che sia
impossibile dirlo con certezza finché ha addosso quell’armatura.- risponde
Meredith McCall con voce cupa -Se solo potessimo aprirla ma ho idea che non sia
affatto facile.-
-E che facciamo
allora?-
-Preghiamo che ci
venga una buona idea immagino.-
Virginia Ann Potts si alza dal letto
e guarda ancora l’uomo con cui fino a poco fa divideva il letto. È identico a
lui, parla come lui, si muove come lui eppure, lei ne è certa come solo una
donna che conosce bene il suo uomo può esserlo.
È come uno di quegli spok delle
leggende irlandesi di cui le narrava sua nonna quando era bambina con cui gli
abitanti del Piccolo Popolo[1]
sostituivano gli esseri umani che decidevano di rapire o uno dei sinistri baccelloni
del film “L’invasione degli ultracorpi”.
-Chi sei?- sussurra
ancora Pepper -Che ne hai fatto del vero Tony Stark?-
2.
Pochi minuti fa, qui
nell’isola grande della repubblica centroamericana di Santa Providencia, il
supereroe noto come Iron Man ha sostenuto un duro scontro con la squadra di
mercenari mutanti chiamata Marauders ed apparentemente ha perso. Non bisogna
mai fidarsi troppo delle apparenze però.
-Lo hai steso.- dice
quello chiamato Blockbuster.
Sul viso di Scalphunter, leader dei Marauders,
è evidente l’ombra del dubbio.
-Questo è Iron Man.-
replica -Più o meno è in giro da quando tu rubavi le merende ai ragazzini delle
Medie, non è così facile da stendere.-
<<Hai proprio ragione.>> la voce
elettronicamente alterata di Iron Man risuona improvvisa mentre l’eroe in
armatura lascia partire dai palmi delle sue mani una scarica di raggi repulsori
che prende Blockbuster in piena faccia e manca di poco Scalphunter.
In realtà l’uomo dentro l’armatura
non si sente così bene come vorrebbe far credere ma non è affatto disposto ad
ammetterlo. Per sua fortuna l’armatura è più resistente di quanto Scalphunter
si aspettasse ed i suoi sistemi sono tornati operativi molto rapidamente anche
se non ancora al 100% ma questo i suoi avversari non sono tenuti a saperlo.
Una donna dai capelli biondi e corti che
indossa una tuta bianca aderente che le lascia scoperta la spalla destra ed il cui nome di battaglia
è Arclight, si mette di nuovo in ginocchio ed un’onda sismica attraversa il
suolo.
<<Bel tentativo.>> dice Iron Man levandosi in volo <<Ma non casco mai due volte nello stesso
trucco.>>
Un
colpo di uniraggio pettorale stende Arclight poi Iron Man si volge verso un
giovane asiatico.
<<Tu sei quello che è in grado di sconvolgere i meccanismi
elettronici. Scrambler, giusto? Non mi è piaciuto lo scherzetto che mi hai
fatto prima.>>
-Stai lontano da me!- urla il coreano.
L’uomo
nell’armatura sorride prima di sparargli un colpo di repulsori che lo spedisce
contro Scalphunter e poi entrambi contro un albero.
L’uomo
nel letto si mette a sedere e guarda con un sorriso beffardo la donna dai
capelli rossi e le efelidi appena accennate sulle guance che sta in piedi
davanti a lui e dice:.
-Chi sono io, mia cara Pepper? Io sono il solo
ed autentico erede degli Stark e sono qui per riprendermi finalmente tutto
quello che quell’impostore mi ha sottratto in tutti questi anni.-
-Tu devi essere pazzo!- esclama Pepper.
L’altro
si alza dal letto ed avanza verso di lei.
-Pazzo? Al contrario: io sono l’essere più
lucido e razionale che tu abbia mai conosciuto. Resta al mio fianco Pepper e
non ci sarà limite a quel che potremo fare insieme.-
-Stai lontano da me, chiunque tu sia.-
Pepper tenta di scappare
ma l’altro è rapido ad afferrarla per un polso attirandola a sé.
-Mi dispiace, davvero, Pepper.- dice -Ma
capirai che non posso lasciarti andare dopo quello che hai scoperto.-
Le afferra la gola e comincia a stringere.
Pepper lotta ma senza successo. Un velo nero le cala sugli occhi mentre
incrociano quelli dell’uomo che la sta uccidendo e lei mormora:
-Tu… tu non…-
Qualunque
cosa volesse dire, non completa la frase e si affloscia tra le braccia del
presunto Tony Stark. Lui la adagia sul letto e rimane per qualche istante a
guardarla come in contemplazione, poi prende il telefono cellulare dal comodino
e compone rapidamente un numero.
-Sono Stark.- dice in tono secco -C’è qui un
pacco da portar via con discrezione.-
Il
destino spesso opera in modi contorti.
Capita di rado che
Gayle Watson, assistente esecutiva di Rae Lacoste, Vice Presidente Esecutiva e
COO[2]
della REvolution, porti i suoi figli fuori a cena. Il destino ha voluto che
questa fosse proprio una di quelle sere.
Se Gayle non avesse
portato Tommy e Kevin ad una cena con la loro zia, famosa attrice televisiva,[3] il
corpo di Happy Hogan sarebbe stato probabilmente scoperto solo con l’arrivo dei
primi impiegati al lavoro il mattino dopo, quando ormai sarebbe stato troppo
tardi per fare qualcosa. Invece è Kevin, il figlio minore di Gayle, ad
accorgersi del corpo disteso sul pavimento del parcheggio sotterraneo della
Stark Tower quando la famiglia rientra a tarda serata nel proprio appartamento
alla Torre..
-Guarda, mamma!- urla.
-Oh mio Dio è Mr. Hogan!- esclama Gayle arrestando l’auto e scendendone
in fretta.
Si
china sull’uomo a terra e dice:
-È ancora vivo! Tommy chiama subito il 911!-
Tommy esegue immediatamente l’ordine
mentre sua madre cerca di tamponare come meglio può la ferita di Happy Hogan.
-Non muoia, Mr. Hogan, la prego. -mormora
Gayle, poi recita una preghiera. In lontananza si ode il flebile suono di una
sirena.
3.
In un laboratorio non lontano
dalla spiaggia ovest di Santa Providencia Grande, James Rupert Rhodes finisce
di legare ad un lettino la cosiddetta Bestia Nera, un sosia perfetto dell’X-Man
Henry Philip McCoy solo un po’ più vecchio e più cattivo, usando delle cinghie
di contenzione.
-Non voglio sapere a cosa gli servisse questo.
Ho la certezza che la risposta non mi piacerebbe.- borbotta Rhodey.
-Il Dottor McCoy è un uomo molto malvagio.-
dice l’adolescente afroamericana di nome Riri Williams che fino a poco fa era
prigioniera in questo posto -Graydon Creed lo chiama la Bestia Nera e credo che
lo tema.-
-Ma non ha scrupoli a servirsene quando gli fa
comodo, direi. Non è certo migliore di lui. Bene, ora dobbiamo trovare il modo
di andarcene da qui. Immagino che impadronirsi di un aereo o di un battello non
sarà facile. Se avessi…-
Rhodey
stava per dire: se avessi ancora la mia armatura ma si interrompe. Non è il
caso che quella ragazzina prodigio sappia che lui è War Machine, pensa, poi si
ricorda che lei era presente quando l’ha indossata l’ultima volta. Se non altro
crede, come tutti lì a Santa Providencia, che lui sia Parnell Jacobs.
-Posso far venire qui una delle navi della
flotta di Atlantide.- interviene Namora, reggente di quel favoloso impero
sottomarino -Vi porterebbe in salvo e raderebbe al suolo questo posto.-
-Temo di non potervelo permettere.-
A
parlare è stata una donna dai lunghi capelli neri, la pelle color latte ed una
sorta di tatuaggio rosso a forma di rombo sulla fronte. Il suo abbigliamento è
costituito da una guepiere nera, calze a rete e stivali dello stesso colore ed
un collarino con incastonato un medaglione brillante. Nei suoi occhi un lampo
poco rassicurante.
Ling
McPherson si sveglia e si guarda attorno confusa. Quella in cui si trova non è
la sua camera da letto ma quella della sua amica ed ex socia Bethany Cabe, la
riconosce con sicurezza. Come mai è qui? La mente le si schiarisce a poco a
poco. Ricorda come qualcuno l’aveva lasciata legata nella villa Stark a
Southampton che aveva dato alle fiamme. Era stata proprio Bethany Cabe a
salvarle la vita per poi ospitarla nel suo appartamento per darle modo di
riprendersi.[4] Ora è tutto chiaro.
Ling
si alza dal letto e si infila una vestaglia poi si dirige verso la cucina da
cui arriva un invitante profumo di caffè. In cucina trova Beth anche lei in
vestaglia.
-Ben svegliata.- le dice sorridendo -Come ti
senti?-
-Magnificamente.- risponde la giovane
cinoamericana -Credo che sia ora che torni a casa. Ti sono stata di peso anche
troppo.-
-Ma niente affatto, anzi mi ha fatto piacere
avere un po’ di compagnia.-
Prima
che Ling possa replicare il cellulare di Beth squilla e lei risponde. Una voce
d’uomo che lei riconosce immediatamente dice:
<<Cecchino ad ore undici, fucile di
precisione, proiettili perforanti, la tua testa è nel suo mirino.>>
La
comunicazione si interrompe e Beth scatta verso Ling. Entrambe piombano a terra
un attimo prima che un proiettile passi sopra le loro teste per conficcarsi nel
frigorifero.
-A quanto pare, non sei la sola che vogliono
morta.- commenta la rossa detective.
-Ma chi?- chiede Ling.
Il
telefono squilla ancora e la stessa voce d’uomo dice:
<<Il cecchino è stato sistemato. La via è
sgombra adesso.>>
-Potevi farlo prima invece di farmi quella
stupida telefonata.- ribatte rabbiosamente Beth.
<<Volevo vedere quanto era pronta di
riflessi, Madame.>> replica ridendo l’uomo conosciuto solo come lo
Straniero.
Beth
chiude la comunicazione e si rialza in piedi imitata da Ling che le chiede:
-Chi era al telefono?-
-Un amico con un contorto senso dell’umorismo.-
replica Beth -Pare che gli debba la vita e questo mi mette in debito con lui.
La cosa non mi entusiasma.-
-Che intendi fare?-
Mentre
parlano le due donne hanno raggiunto la camera di Bethany che estrae da un
cassetto una Glock 9mm e risponde:.
-Trovare chi mi vuole morta e restituirgli il
favore.-
La donna dai capelli
platinati guida tranquilla lungo la strada che da New York porta ad Atlantic
City nel New Jersey stando bene attenta a non violare nessuna norma, anche la
più stupida, del Codice della Strada. Ci mancherebbe solo che la fermassero e
scoprissero cosa porta nel portabagagli.
Improvvisamente un
agente della Polizia di Stato in motocicletta le si accosta e le fa cenno di
fermarsi. La donna ostenta calma ma mentre aspetta che l’agente la raggiunga la
sua mano destra sfiora il calcio della pistola nella sua borsetta, pronta ad
usarla se le cose dovessero mettersi al peggio.
La donna sfodera il suo
migliore sorriso abbassa il finestrino e con aria ingenua chiede:
-Ho fatto qualcosa Agente?-
-Una delle luci di posizione non funziona,
Miss.- risponde lui.
-Non me n’ero accorta. Provvederò subito a
farla riparare.-
-Per questa volta passi, ma in futuro stia più
attenta.-
-Lo farò, Agente, grazie.-
La
ragazza rimette in moto l’auto e riparte. Nel bagagliaio continua a giacere una
donna dai capelli rossi.
FINE PARTE PRIMA
PARTE SECONDA
UOMINI, BESTIE ED EROI
1.
Osservando
la nuova arrivata Jim Rhodes non può fare a meno di chiedersi perché molte
supercriminali sentano il bisogno di andarsene in giro come se lavorassero in
un bordello. Accantona questi stupidi pensieri e si concentra sul problema del
momento.
A parte il suo discutibile gusto in
fatto di abbigliamento ed il colore della pelle, sembra una donna normale, ma
Rhodey è in giro da troppo tempo per non aver imparato a non fidarsi delle
apparenze ed il suo istinto gli dice che quella donna è davvero pericolosa.
-Mi chiamo Malice e
qui comando io… dopo Graydon Creed.- dice la donna in questione.
-Vedo che gli
piacciono le donne appariscenti.- replica Rhodey -Bene, Malice, pensi davvero
di poter affrontare sia me che Namora?-
-Ma io non voglio
affrontare Namora…- ribatte Malice con un sorriso sfrontato -… io voglio
usarla.-
I suoi occhi brillano poi la sua
testa si reclina, le gambe si afflosciano e lei cade a terra.
-Cosa…?- esclama,
stupito Rhodey.
-Attento!-
Se la giovane Riri Williams non
avesse gridato il suo avvertimento, il pugno che Rhodey riesce ad evitare a
stento avrebbe potuto ucciderlo. A vibrarlo è stata Namora, ma c’è qualcosa di
diverso in lei.
-Sei stato fortunato,
bello.- dice -Lascia però che metta a segno un colpo…-
È Namora ed al tempo stesso non lo
è. Al suo collo è comparso lo stesso medaglione che Rhodey ha visto al collo di
Malice. È lei, comprende Rhodey. Ha il potere di saltare da un corpo all’altro
e purtroppo ha scelto quello di una che potrebbe essere la donna più forte del
pianeta. Sopravvivere potrebbe rivelarsi un’impresa complicata.
Improvvisamente una parete viene
sfondata ed entra Iron Man.
<<Pare che sia arrivato appena in tempo.>>
dice <<Che
succede? Lady Sub Mariner ha dato di matto?>>
-Non è davvero lei!- urla
Rhodey -È sotto il controllo di una tizia che si fa chiamare Malice, una ladra
di corpi.-
Mentre Rhodey parla, Malice nel
corpo di Namora ha sferrato ad Iron Man un pugno che ko lo sbatte fuori dal laboratorio poi vola contro
di lui che le blocca prontamente i polsi e contemporaneamente si rivolge
all’intelligenza artificiale che governa i sistemi dell’armatura:
-Antigone, dimmi
tutto ciò che sai su una criminale che si fa chiamare Malice.-
<<I miei
database contemplano tre voci con questo nome: 1. Malizia, vero nome Nakia,
mercenaria wakandana esperta di arti marziali e di armi bianche. 2. Malice,
vero nome: inapplicabile, entità psichica che rappresenta il lato malvagio di
Susan Storm Richards, la Donna Invisibile. 3. Malice, vero nome sconosciuto, mutante
presumibilmente incorporeo e presumibilmente di sesso femminile capace di
trasferire la propria coscienza nei corpi altrui. Normalmente associata con il
gruppo di supercriminali chiamati Marauders.>>
-È lei. Come posso
sconfiggerla senza danneggiare il suo corpo ospite?-
<<Uno shock che
interrompa temporaneamente i collegamenti tra le sinapsi del cervello potrebbe
causare l’espulsione dell’entità estranea con minimo danno all’ospite.>>
-Quanto minimo?-
<<Un grosso mal
di testa.>>
-Ok. Calcola l’entità
dell’impulso necessario con una come Namora e poi invialo. Io intanto la tengo
impegnata.-
Per chi la vedesse dall’esterno la
situazione tra i due contendenti apparirebbe come uno stallo: le mani dell’una
serrate sui pugni guantati di metallo dell’altro. Ognuno spinge l’avversario in
direzione opposta senza quasi spostarlo. I piedi avvolti dal metallo lucido
dell’uomo e quelli nudi ed alati della donna scivolano sulla sabbia lasciando
dei solchi.
-Sei un tipo duro.-
dice Namora/Malice senza mollare la presa -Ma anche io sono tosta.-
<<Sono curioso di vedere quanto.>>
replica Iron Man senza arretrare di un millimetro.
Improvvisamente un raggio esce dalla
sua piastra pettorale ed investe in pieno la sua avversaria.
Alice Jean Maxwell è un medico di
fama internazionale specialista in ematologia ed in molti si sono stupiti
quando di punto in bianco ha abbandonato la ricerca per un posto di medico di
pronto soccorso allo Stark Memorial Hospital di New York ma lei ha i suoi
motivi per aver fatto questa scelta e non vuole discuterli con nessuno.
Oggi è il suo battesimo del fuoco. È
alla reception quando arrivano i paramedici con una barella su cui è steso un
uomo le cui condizioni sembrano a prima vista molto gravi.
-Hogan, Harold
Joseph, ferita da coltello, emorragia interna, polmoni collassati, possibili
danni alla spina dorsale.- snocciola uno dei paramedici.
A.J. Maxwell esamina Happy Hogan e
sentenzia:
-Quest’uomo va
operato immediatamente.-
In
una villa tra le Alpi Svizzere la donna di nome Meredith McCall guarda
l’elicottero con le insegne dello S.H.I.E.L.D. abbassarsi lentamente ed
atterrare a pochi metri da lei.
Judith Klemmer, agente n. 325 di
quella famosa agenzia internazionale per il mantenimento della pace, balza
agilmente a terra e le chiede senza preamboli:
-Dov’è?-
Meredith le indica un punto dove si
trova inginocchiata la Contessa Stephanie De La Spiroza.
-Non siamo state
capaci di smuoverlo ovviamente.- spiega -E a dirla tutta, non eravamo nemmeno
sicure che fosse una buona idea.-
Judith raggiunge il posto indicatole
dove giace un Iron Man che apparentemente non dà segni di vita..
-Lo faccio portar via
subito.-
-Io vengo con lui.-
dice con tono deciso la Contessa.
-E naturalmente anch’io.-
aggiunge Meredith -Non si discute.-
Judith Klemmer scuote il capo,
guarda alternativamente le due donne poi dice:
-Seguitemi.-
Ci vogliono solo pochi minuti per
caricare Iron Man sull’elicottero ed ancor meno per decollare.. Meredith e
Stephanie restano silenziose per tutto il viaggio che termina quando
l’elicottero plana su un gigantesco aereo il cui tettuccio si apre per
inghiottirlo.
-Benvenute a bordo
del Bus.- dice loro Judith.
2.
Il
suo nome è Henry Philip McCoy e nel mondo da cui proviene era uno scienziato
privo di remore e scrupoli morali che aveva posto il suo genio al servizio del
tiranno chiamato Apocalisse. L’opposto, insomma, del suo omonimo di questo
universo, per questo, qui si è guadagnato il nomignolo di Bestia Nera.
Risvegliarsi legato ad uno dei
lettini di contenzione del suo laboratorio non gli fa affatto piacere.
-Tutto ciò è
estremamente seccante.- commenta provando inutilmente a liberarsi -Vittima dei
miei stessi mezzi, che fine inadatta per un uomo del mio talento.-
Il suo sguardo cade su un bisturi
poco lontano. Se riuscisse a raggiungerlo mentre l’uomo che lui conosce come
Parnell Jacobs e la piccola Williams sono distratti dallo scontro all’esterno…
Usando tutta la sua forza McCoy
prova a spostare il lettino a cui è legato.
Con al fianco una
giovane donna bionda decisamente appariscente l’uomo che dice di essere Tony
Stark ma che secondo Pepper Potts non lo è, entra in un salone, squadra gli
uomini e le donne che lo stavano aspettando, poi dice:
-Vedo che ci siamo
tutti, ottimo.-
-Come al solito, tu
hai voluto fare la tua entrata ad effetto arrivando per ultimo.- replica un
uomo dall’aspetto tozzo.
L’altro sorride e ribatte:
-Ho sempre avuto un
certo gusto per la teatralità, lo ammetto.-
-Diciamo che la ami
fin troppo, Greg.- replica una donna bionda sui trent’anni con i capelli a
caschetto che veste un tailleur azzurro.
-Non chiamarmi mai
più così, Arianna.- ribatte l’altro con voce dura -Io sono Tony Stark non
dimenticarlo mai, mai!-
-D’accordo, “Tony”.-
dice, con tono condiscendente, un’altra donna, anche lei sui trent’anni,
capelli castani ed occhiali che le conferiscono un’aria professorale -Ora, ti
dispiace aggiornarci su come sta andando la tua parte del piano?-
-Basta chiedere con
gentilezza, mia cara Cly.-
L’uomo si rivolge alla sua bionda
assistente:
-Cora….-
La ragazza apre una cartella e ne
estrae delle chiavette USB che distribuisce ai presenti.
-Per motivi di
sicurezza, i dati originali sono in un server protetto a cui solo io ho accesso.-
spiega “Tony Stark”.
Qualche mugugno ma nessuno protesta
veramente mentre collegano le chiavette ai propri dispositivi ed esaminano i
dati contenuti, poi la donna di nome Arianna dice:
-Ho saputo che hai
avuto dei problemi.-
Il suo interlocutore fa un sorriso
forzato e replica:
-Pepper Potts aveva
capito troppo per il suo bene. Sono stato costretto a farla sparire.-
-L’hai uccisa?-
chiede una ragazza dai capelli biondi tenuti fermi da un cerchietto.
Un altro sorriso sornione prima
della risposta:
-Diciamo che non ne
sentirete mai più parlare.-
-E gli altri?- chiede
l’uomo tozzo masticando un sigaro spento -Bethany Cabe è ancora viva e Jim
Rhodes e Mike O’Brien sono irreperibili. Sono capaci di procurarci un sacco di
guai quando saremo venuti allo scoperto.-
-Mi sto già occupando
di loro, ma al momento la nostra priorità è un’altra, ovvero i soli due uomini
che avrebbero potuto veramente impedirci di distruggere la REvolution, ma hanno
perso ormai ogni opportunità di riuscirci. Parlo dei miei due soci Danny Rand e
Dwayne Taylor.-
L’ultima oscillazione è stata
eccessiva ed il lettino si è rovesciato su un fianco. Per fortuna, distratti
dallo scontro all’esterno, né Jacobs né la ragazzina sembrano essersene
accorti, pensa McCoy.
Altra fortuna: le vibrazioni del
tonfo hanno fatto cadere il bisturi proprio davanti a lui. Se riuscisse ad
afferrarlo coi denti…
Un tentativo… nulla! Un secondo… un
terzo. Sì! Ed ora un altro piccolo sforzo verso la libertà.
3.
Namora
piomba contro una palma sradicandola, poi ricade al suolo per non muoversi più.
Iron Man le si avvicina cautamente poi si china su di lei. Respira
regolarmente, è solo svenuta.
-Tutto a posto?- gli
chiede Jim Rhodes sopraggiungendo.
<<Sembra di sì. Il collarino di Malice è scomparso quindi quando
Namora si sveglierà sarà di nuovo se stessa>>
-Uhm, ciò vuol dire
che Malice dovrebbe essere tornata nel suo corpo e potrebbe risvegliarsi…-
Un pensiero sembra colpirli entrambi
contemporaneamente:
<<La ragazzina… come si chiama?>>
-Riri.-
<<Ora è lì da sola… sola con lei.>>
-E con McCoy,
muoviamoci!-
La
donna di nome Malice riapre gli occhi e si tocca le tempie. La testa le fa un
male tremendo. Iron Man ha trovato il modo di espellerla dal corpo di Namora ma
adesso lei…
Un ‘ombra improvvisa su di lei le fa
alzare la testa ma è troppo tardi: qualcosa di pesante la colpisce due volte e
lei sviene.
Riri Williams sospira ed abbassa lo
sgabello che sta impugnando. Una voce alle sue spalle dice:
-Complimenti, piccola
Riri. Mi compiaccio di vedere che oltre ad un’intelligenza vivace hai anche una
ragguardevole capacità di improvvisare.-
Riri si volta di scatto per trovarsi
di fronte la Bestia Nera.
-Dottor McCoy!-
esclama -È libero!-
-Detesto sottolineare
l’ovvio ma devo dire di sì.- replica l’altro -Ora cosa vogliamo fare, bambina?-
-Non sono una bambina
e tu non sei mio padre, quindi non devo fare quel che mi dici.-
-Mi spiace sentirtelo
dire. Creed pensa che tu sia una risorsa preziosa quindi capirai che devo
trattenerti anche con la forza se necessario.-
<<Tu sfiorala anche solo con un dito ed io ti rado quella tua
pelliccia blu a colpi di repulsori.>> afferma Iron Man
appena apparso sulla soglia.
-Il mio amico parla
anche per me.- aggiunge Jim Rhodes ponendosi al suo fianco.
-Ah, due cavalieri in
soccorso della damigella in pericolo. Ammetto che trovo un duello con un famoso
Vendicatore intrigante. Potrei vincere anche contro quella supertecnologica
armatura?-
-<<Vorrei vederti provarci.>>
-Io dico che non
vinceresti comunque e di sicuro non contro me e lui uniti.- dice ancora Rhodey
Namora entra volando dalla finestra
ed atterra interponendosi tra Riri e la Bestia Nera.
-E non vinceresti mai
contro di me, di questo sono certa.- proclama con orgogliosa sicurezza Namora
entrando nel laboratorio -Inoltre ti avverto: ho ordinato alla flotta di
Atlantide di raggiungermi qui.- aggiunge con voce calma -Ordinerò che rada al
suolo quest’isola e prenda prigionieri tutti i sopravvissuti. Credi che il tuo
Mr. Creed pensi che insistere a trattenere una ragazzina contro la sua volontà
valga la perdita del suo piccolo regno?-
McCoy alza le braccia in segno di
resa.
-Credo proprio di
no.- risponde -Posso contattare Mr. Creed?-
Ricevuta una risposta positiva la
Bestia Nera aziona un comunicatore ed un istante dopo nel laboratorio appare la
proiezione olografica di Graydon Creed. Pochi minuti per spiegargli la
situazione poi il figlio di Sabretooth e Mystica si rivolge a Namora:
<<Mi conferma,
Vostra Altezza Reale, che se lascerò andare Riri Williams ed i suoi...
accompagnatori sani e salvi e non tenterò rappresaglie in futuro contro di
loro, Atlantide non attaccherà Santa Providencia?-
-Hai la mia parola,
Creed.- risponde Namora battendosi il petto -E la parola della Principessa
Reggente di Atlantide è sacra.-
<<Ed io non ne
dubito.>>
-Ti avverto, però,
Creed: se cercherai mai vendetta contro Riri o i suoi amici, tornerò e la mia
collera sarà terribile.-
<<Non dubito
nemmeno di questo. Affare fatto: potete lasciare Santa Providencia senza timore
Questo vale anche per Mr. Jacobs e Iron Man ovviamente.>>
-Apprezzo la
gentilezza.- commenta Rhodey sostenendo ancora la finzione di essere Parnell
Jacobs.
<<Tante grazie del favore.>> replica Iron
Man <<Per quanto mi
riguarda, per essere un rapitore ed il capo di una banda di assassini te la
cavi troppo a buon mercato. Uno di questi giorni potrei tornare a darti una
lezione.>>
<<Ed io ti
accoglierò come meriti, Iron Man, te lo prometto.>> ribatte Creed
sorridendo.
-Lascia perdere, non
ne vale la pena.- gli dice Rhodey
I quattro escono all’aperto. Una
nave atlantidea è ferma poco oltre la linea della spiaggia.
<<Bene, io vi saluto. Torno a casa con i miei mezzi.>>
dice Iron Man <<Principessa...
è stato un piacere…>
-Anche per me.-
replica Namora sorridendo -Anche per me.-
Iron
Man si solleva in volo e scompare all’orizzonte mentre Namora guida Rhodey e
Riri dentro la sua nave. I tre si fermano in una camera a tenuta stagna.
-Qui potrete stare
comodi ed avrete aria da respirare.- spiega -Dove devo farvi portare?- chiede
-Per quanto mi
riguarda Riri ha la precedenza.- replica Rhodey.
-Beh, io in questi
giorni sto a Cambridge nel Massachusetts, studio al M.I.T.- dice l’adolescente
-Ma mia madre sta a Chicago e sarà preoccupatissima per la mia scomparsa.-
-Vada per Chicago
allora.- replica la Principessa Reggente di Atlantide.-
-Ma Chicago non è sul
mare, come pensi di arrivarci?-
Namora fa un sorrisetto ammiccante e
risponde:
-Mia piccola amica,
questo non è affatto un problema, credimi.-
Improvvisamente la nave atlantidea
si solleva in aria e punta dritta verso nord.
Dagli schermi nel suo studio
all’hotel Sol del Mar Graydon Creed osserva la nave atlantidea sparire all’orizzonte
poi si rivolge alla Bestia Nera:
-Suppongo, McCoy, che
all’arrivo di War Machine tu abbia fatto tutto quello che andava fatto.-
<<Ovviamente.>>
replica l’altro <<Abbiamo una scansione completa dell’armatura di War
Machine e realizzarne un modello tridimensionale dovrebbe essere facile ma per
questo passo la patata bollente al resto del tuo team. Io sono un bioingegnere,
non un ingegnere elettronico.>>
-Non preoccuparti di
questo. Una replica funzionante di quell’armatura varrà una fortuna al mercato
nero o magari potrei tenerla per me. Alla fine da questa giornata potrebbe
venire qualcosa di buono.-
E mentre sorseggia un cocktail Margarita
Graydon Creed sorride.
FINE PARTE SECONDA
PARTE TERZA
IDENTITÀ NASCOSTE
1.
In piedi sulla terrazza panoramica
di una costosa suite di uno dei più prestigiosi hotel di New York con indosso
solo la giacca di un pigiama da uomo, Rae Lacoste guarda il panorama e
riflette.
-Posso sapere a cosa
stai pensando?-
A fare la domanda è stato un ragazzo
dai capelli neri che veste i pantaloni dello stesso pigiama.
-Che ti tratti
davvero bene, Jason.-
-Uno degli effetti
collaterali dell’essere l’unico erede di mio nonno.- risponde Jason Halloway
-Questa suite la usava lui quando tornava a New York ed ora è mia.-
-Ti ha lasciato molti
soldi eh?-
-La maggior parte è
vincolata in un fondo fiduciario sino a quando non compirò trent’anni, però.-
-Per favore, non
ricordarmi che sei molto più giovane di me.-
-Sono maggiorenne e
quasi laureato… e tu sei più giovane di Mrs. Robinson.-
Rae scoppia a ridere e dice:
-Ah, la citazione di
un film uscito quasi quarant’anni prima della tua nascita. Sei pieno di
sorprese, Jason.-
-Modestamente…- fa
lui con un sorrisetto.
Rientrano in camera da letto e lei
si sbottona la giacca lasciandola poi cadere sul pavimento..
-Occupiamoci delle
altre tue qualità adesso.- dice.
Agoura
Hills è una delle 88 municipalità della Contea di Los Angeles in California,,
una tranquilla cittadina le cui abitazioni sono in buona parte villette
unifamiliari.
In questo momento è sorvolata da una
figura rossa e oro che non è esattamente una vista familiare da queste parti e
che si dirige a tutta velocità verso una delle colline che danno il nome al
luogo. Un attimo prima dell’impatto sul fianco della collina si apre un tunnel
e l’uomo chiamato Iron Man lo imbocca. Un attimo dopo il passaggio si richiude
alle sue spalle.
Iron Man percorre in volo un breve
corridoio che lo porta sino ad una stanzetta sobriamente arredata. Qui si
toglie l’armatura rivelando le fattezze di un uomo bianco con capelli e baffi
biondi.
-È
stato divertente dopotutto.- dice -Potrei farci l’abitudine.-
L’uomo che ora indossa solo un paio
di slip, aziona una fotocellula che apre una porta che dà su una camera da
letto.
-Casa,
dolce casa. - mormora -Adesso devo solo farmi una doccia, mangiare qualcosa e
farmi una sana dormita. Al resto penserò domani.-
Alle sue spalle la porta si richiude
mimetizzandosi dietro un vecchio orologio a pendolo e nascondendo ad eventuali
occhi indiscreti l’armatura di Iron Man.
La ragazza dai capelli platinati
trattiene una smorfia di disgusto davanti al grasso arabo seduto davanti a lei.
Non le piace per niente il modo in cui la sta guardando. Ha la sensazione che
se potesse vedere i suoi pensieri proverebbe meno schifo davanti ad una cesta
piena di vermi.
-E così dovrei far
sparire questa donna.- borbotta l’arabo parlando Inglese con un evidente
accento saudita, evidente per chi losa distinguere, ovviamente.
La donna in questione è Pepper Potts
che non dà segni di vita a parte un ritmico alzarsi ed abbassarsi dei seni,
segno che sta respirando.
-Non dovrebbe essere
difficile per lei.- ribatte la ragazza -Non è questo che fa per vivere?
Commerciare in donne, specie bianche.-
-È una delle cose che
faccio, sì.- replica l’uomo abbassando gli occhiali da sole che indossa e
fulminandola con lo sguardo.
La ragazza si chiede se non abbia
esagerato e se il suo interlocutore non stia valutando la possibilità di
aggiungere anche lei al carico di schiave sessuali per ricchi sceicchi e
signori della guerra mediorientali. Rapidamente valuta la possibilità di aprirsi
la strada a suon di proiettili tra le guardie del corpo dell’uomo. Potrebbe
farcela. In ogni caso, il primo proiettile sarebbe per quello schifoso.
-È bella, non lo
discuto.- dice infine l’arabo -Ma non è più giovanissima ed i miei clienti
apprezzano soprattutto la carne fresca.-
La ragazza si morde le labbra. Se
non fosse per gli ordini ricevuti, pianterebbe una pallottola nel cranio della
Potts, sarebbe più misericordioso di quello che l’aspetta, ed un’altra in mezzo
agli occhi dello Sceicco Abdullah Hurani ma lei è una che rispetta le consegne.
Sospira e dice:
-Ma ha i capelli,
rossi, la pelle lattea e gli occhi verdi. Credevo che i suoi… clienti abituali…
apprezzassero molto questo… articolo.-
-In effetti…-
borbotta ancora Hurani -Va bene, Miss Kaufman, può dire al suo padrone che è
sempre un piacere fare affari con lui.-
-Io non ho padroni.-
ribatte lei con orgoglio -Ora, se vuole scusarmi, ho altri impegni che mi
aspettano.-
Senza dare all’altro il tempo di
replicare la ragazza gira i tacchi, esce ed una volta all’aperto, sale sulla
sua Corvette e parte a tutta velocità. La prima cosa che farà è farsi una
doccia… molto lunga ma sa già che non basterà a lavar via tutto il marcio che
sente di avere addosso.
Maledetto Stark, pensa, avresti
dovuto ucciderla.
I
2.
Sdraiata sul grande
letto matrimoniale Rae Lacoste fissa un punto sul soffitto.
-Sei ancora
pensierosa.- le dice Jason Halloway accarezzandola teneramente.
-Domani tornerò al lavoro
e non sarà facile lavorare ogni giorno al fianco del mio ex dopo quello che è
successo tra noi.- spiega lei -Forse dovrei licenziarmi.-
-Io sto cercando un
amministratore per la Halloway Enterprises.- dice ancora Jason -Non mi sento o
ancora pronto per farlo io e poi voglio laurearmi. Tu, invece, saresti
perfetta.-
Rae abbozza un sorriso e replica:
-Grazie ma non so se
sarebbe una buona idea smettere di lavorare per un amante ed andare a farlo per
un altro. Comunque ci penserò.-
Prima che Jason possa aggiungere
qualcosa, il cellulare di Rae squilla e lei si protende per raggiungerlo.
Risponde e mentre ascolta il suo volto sbianca.
-Arrivo subito.-
Balza in piedi ed afferra i suoi
abiti.
-Devo andare.- dice
al suo giovane compagno di letto.
Nel
jet dello S.H.I.E.L.D. Iron Man viene adagiato su un lettino metallico.
non
dare per scontato che il lettore guardi “Agents of SHIELD” o legga la serie
MIT: senza contesto,
-Bisognerà rimuovere
l’armatura o almeno l’elmetto.- dice Judith Klemmer -Dobbiamo agire con cautela
o entreranno in gioco i sistemi di sicurezza dell’armatura e qualcuno potrebbe
rimetterci le penne.-
-Tony!- esclama
Meredith McCall -Lui di certo può…-
-Purtroppo tutti i
tentativi di contattarlo sono falliti.- dice una voce maschile -Per fortuna io
ne so abbastanza.-
Meredith e Stephanie De La Spiroza
si voltano verso un uomo in borghese con barba e capelli rossi.
-Mike!- esclama
Meredith -Che ci fai qui anche tu?-
-Pura fortuna.-
risponde Mike O’Brien -Io e Judith eravamo in Austria sulle tracce del Conte
Nefaria quando è arrivata la vostra richiesta di aiuto ed abbiamo subito
deviato il Bus sin qui.-
-Bus… è così che lo
S.H.I.E.L.D. chiama questi jet?-
-Un nomignolo
inventato da un nostro ex agente.-[5]
spiega Judith -Ma ora pensiamo ad Iron Man.-
La giovane agente dello S.H.I.E.L.D.
si rivolge ai pochi altri agenti presenti:
-Sia chiaro che siete
tutti tenuti al segreto su quel che accadrà in questa stanza. Se qualcosa
dovesse trapelare, punirò personalmente i responsabili.-
-Io so già chi c’è
nell’armatura.- dice, tranquilla, Meredith.
-Anch’io ormai.-
aggiunge Stephanie.
Mike si avvicina alla figura distesa
sul lettino e sussurra:
-Antigone: codice
EM69A.-
<<Ricevuto e
provveduto, signore.>> risponde una voce elettronica che solo
lui può udire.
In pochi attimi i componenti
dell’armatura si distaccano uno per volta per riassemblarsi poco distante in
una sorta di palla ipercompatta esponendo alla vista l’uomo che era
all’interno.
-Oh Mio Dio!- esclama
la Contessa.
Dall’alto
della Stark Tower l’uomo che dice di essere Tony Stark sorride mentre una
giovane donna bionda che veste un tubino rosso gli porge un bicchiere di
whisky.
-Grazie, tesoro.- le
dice sorridendo -Notizie da Saige?-
-L’ho sentita poco
fa.- risponde la ragazza -Ha effettuato la consegna come previsto ma… non so…
mi è sembrata turbata.-
Stark sogghigna e replica:
-La nostra Saige è
una specie rara: una killer con una coscienza. Accoltellare un uomo in un
garage sotterraneo non le crea alcun problema ma abbandonare Pepper nelle mani
di mercanti di donne è tutta un’altra cosa.-
-Mi stavo chiedendo
perché non l’hai uccisa.-
-In fondo sono un
sentimentale: Pepper significava molto per l’uomo che ero ed alla fine non me
la sono sentita. Come vedi, anch’io ho un lato debole, Cora. L’avresti mai
detto?-
-Decisamente no,
Greg… scusa… Tony.-
-Sono Tony Stark.-
proclama lui -Gregory era una maschera che ho indossato per anni in attesa di
poter riprendere il posto che mi spettava ed ora finalmente ce l’ho fatta.-
-E che intendi fare
adesso?-
-Tanto per
cominciare, Miss Birch, questo.-
La
afferra alla vita, l’attira a sé e la bacia. La giovane donna di nome Cora
Birch non si oppone e gli getta le braccia al collo mentre comincia ad
abbassare la zip del suo vestito.
3.
“Tony Stark” si
guarda allo specchio passandosi una mano sul mento ormai libero dal pizzetto
poi si volta verso Cora Birch:
-Che te ne pare del
mio nuovo look?-
-Fa molto anni 60.-
risponde la ragazza.
-Ottimo, sono sempre
stato un tipo un po’ retrò. Ora andiamo. Non sta bene far aspettare i miei ex
soci proprio il giorno che farò fallire i loro sogni.-
I due prendono l’ascensore privato
ed in breve tempo si ritrovano nel garage sotterraneo della torre dove, in
piedi davanti ad una limousine, li sta attendendo una ragazza alta dai capelli
neri pettinati a coda di cavallo che indossa una divisa da autista con tanto di
berretto con visiera. Al posto dei pantaloni ha una minigonna vertiginosa da
cui spuntano gambe lunghissime.
-All’Ambrose Building,
Caryn.- ordina lui.
-Subito Mr. Stark.-
replica la ragazza mettendosi al posto di guida.
Un attimo dopo la limousine parte.
Rae
Lacoste entra nella sala d’aspetto del Pronto Soccorso assieme a Jason Halloway
e si dirige a passo di marcia verso Gayle Watson.
-Come sta?- chiede.
-Non lo so.- risponde
lei -È sotto i ferri da ore. Se penso che se io ed i ragazzi non fossimo andati
a cena con mia sorella ora Mr. Hogan sarebbe ancora sul pavimento del garage
sicuramente morto…-
-Dove sono i
ragazzi?- le chiede ancora Rae.
-Sono rimasti a casa.
Non ho voluto che venissero in ospedale anche loro.-
-Hai fatto bene, non
è posto per adolescenti questo. Comunque Happy è uno forte. Devi esserlo per
resistere sul ring con gente come Mike Tyson.-
In quel momento tre persone con la
classica tenuta verde dei medici sotto un camice operatorio vengono verso di
loro. Il loro sguardo non è rassicurante.
L’atmosfera nella sala delle
riunioni della Fondazione Taylor all’Ambrose Building è molto tesa. È Dwayne
Taylor a prendere la parola ed è decisamente arrabbiato:
-Non mi aspettavo una
cosa simile da te, Stark.-
-Vuoi dire l’aver
usato la procura illimitata che mi avete conferito per vendere tutte le azioni
e liquidare tutti gli assets della REvolution?- replica Stark -Avreste potuto
impedirmelo se non vi foste disinteressati del giocattolo che avevamo costruito
insieme dopo avermelo affidato. Non preoccupatevi, però, avrete tutto ciò che
vi spetta. Non è mia intenzione derubarvi della vostra parte.-
-Ci fidavamo di te,
Tony.- interviene Daniel Rand -Non avremmo mai pensato che avresti abusato
della nostra fiducia.-
-Il vostro guaio,
Danny, è che siete entrambi troppo ingenui. Che questo vi serva di lezione.-
Una lezione che non dimenticherete,
pensa Tony Stark.
FINE PARTE TERZA
PARTE QUARTA
GLI AFFARI SONO AFFARI
1.
La
notizia della liquidazione della REvolution arriva a mercati aperti e genera una
spirale di conseguenze. I titoli delle aziende collegate crollano rapidamente.
Milioni di dollari vanno in fumo, azioni ed obbligazioni cambiano rapidamente
di mano. Alla fine i titoli vengono sospesi ed i molti restano a leccarsi le
ferite.
Tiberius Stone, C.E.O. della
Alchemax, sta bevendo un whisky che gli va di traverso,
-Che
sta combinando Tony?- si chiede ad alta voce.-
--Non
ne ho idea, ma dovremo scoprirlo.- replica la sua socia Justine Hammer -Ho la
sensazione che a mio padre questa faccenda non piacerà.-
Se potesse vedere in questo momento
il volto di Justin Hammer, sdraiato nella cabina del suo yacht ancorato al
largo delle Bahamas, sua figlia saprebbe di aver ragione.
Da un ‘altra parte, un’altra Hammer,
Sasha, figlia di Justine, è in compagnia di Ezekiel Stane che è appena stato
informato dei recenti sviluppi.
-Pare
che dovrò dire addio ai miei piani di impadronirmi della REvolution.- commenta
il giovane Zeke -Ci ha pensato Stark stesso a distruggerla e mi chiedo perché.
Sono certo che qualcosa non torna.-
-E
che farai adesso?- gli chiede Sasha.
-Cercherò
di capire cosa sta succedendo e come usarlo a mio vantaggio… come sempre.-
replica lui con un sorrisetto.
La giornalista della cronaca
finanziaria del Daily Bugle Christine Everhart spegne il televisore e riflette.
Ci potrebbe scappare un
bell’articolo se potesse essere la prima ad intervistare Tony Stark sulla fine
della REvolution, pensa.
Non dovrebbe essere difficile
avvicinarlo. È noto che gli piacciono le belle donne e lei rientra decisamente
in quella categoria. Le basta solo trovare l’occasione giusta.
2.
In una spiaggia molto esclusivo da qualche
parte nell’Oceano Pacifico, Morgan Stark, C.E.O. della Stark-Fujikawa, in
costume da bagno sta prendendo il sole in compagnia di Sunset Bain, Vice
Presidente Scienza e Tecnologia della stessa società, che indossa un
ridottissimo bikini che non sfigura sul suo corpo ancora tonico nonostante lei
non sia più giovanissima.
Improvvisamente dalle acque vicine
emergono dei sommozzatori. Morgan ne registra appena la presenza mentre è
intento a finire un Margarita, poi si accorge che stanno puntando i loro fucili
da pesca subacquea verso di lui e Sunset.
-Ma
che…?- esclama sorpreso.
Sunset Bain volta la testa. Nei suoi
occhi passa un rapido lampo di comprensione, ma stranamente non di paura.
Un attimo prima che dai fucili parta
il primo colpo… una scarica di energia decisamente somigliante a quella dei
repulsori di Iron Man coglie in pieno uno degli aspiranti killer mentre
dall’alto una voce alterata elettronicamente dice:
<<Mi spiace per
voi, ma Tony non è l’unico Stark ad avere una guardia del corpo in armatura.>>
Due
dei sub non si perdono d’animo e puntano le loro armi contro la figura volante
in armatura blu e bianca sopra di loro.
-Siamo preparati anche per te.- dice uno attivando
un pulsante del suo fucile che fa partire un impulso elettromagnetico.
L’uomo
in armatura piomba pesantemente al suolo ed il capo del gruppetto dice;
-Sbrighiamoci. Ci restano meno di sei minuti per
uccidere Stark e la Bain e filarcela indisturbati.-
<<Sbagliato, vi
restano appena trenta secondi.>>
-Non è possibile!- esclama il capo -L’EMP[6]
doveva…-
<<Beh, non l’ha
fatto ed ora, come dice la vecchia canzone: bye bye baby.>>
Dai
palmi dei guanti di metallo e dalla piastra pettorale partono dei raggi che abbattono
i tre uomini in pochi istanti.
<<Bah, troppo
facile. Non è stato divertente.>>
Sunset Bain si avvicina all’uomo in
armatura e sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi gli dice:
-Ottimo
lavoro, Steel Warrior, sapevo di fare bene a portarti con noi.-
-Tu
sapevi che era qui e non mi hai avvertito.- esclama Morgan.
-Non
mi è sembrato necessario.- ammette lei candidamente -Una donna di questi tempi
deve avere una guardia del corpo quando viaggia, non si sa mai.-
-Uhm
hai fatto bene. Ci ha salvato la vita.-
-E
per questo ti mostrerò tutta la mia gratitudine più tardi in privato, Weasel.-
sussurra Sunset a Steel Warrior senza farsi sentire da Morgan
<<Ho fatto solo
il mio dovere.>> dice l’uomo in armatura.
-Mi
chiedo chi può averli mandati.- borbotta Morgan.
<<Potrei…
scuoterli un po’ e fargli sputare il nome del mandante.>>
-Non
è detto che lo sappiano. Sono solo manovalanza e poi… oggi certe transazioni
sono anonime.- interviene Sunset -Comunque se può farti sentire meglio,
divertiti pure con loro.- si china ancora verso di lui sussurrando -E poi puoi
anche prenderti cura di loro permanentemente, mi sono spiegata?-
<<Perfettamente,
Madame.>> replica Steel Warrior e l’uomo dentro
l’armatura fa un sorriso maligno.
James Rupert Rhodes scopre essere
disoccupato mentre sta cenando nella sala da pranzo della famiglia Williams a
Chicago. La madre di Riri, dopo che lui le ha riportato la figlia sana e salva,
ha insistito perché si fermasse con loro e lui non ha saputo dire di no. Si è
presentato con il nome falso usato da Parnell Jacobs quando faceva il pilota
d’aerei da turismo in Alaska. Usare il nome di un ricercato poteva essere
controproducente ed anche se è molto improbabile che Mrs. Williams sappia chi è
Parnell Jacobs ma è sempre meglio essere prudenti. Anche usare il suo vero nome
era fuori questione. Riri è troppo sveglia per non farsi certe domande e da
come lo guarda, forse se le sta facendo lo stesso… o, Dio non voglia, si è
presa una cotta adolescenziale per lui, una complicazione di cui non sente
affatto il bisogno proprio adesso.
È a metà di una bistecca quando
sente il notiziario e balza di scatto in piedi.
-Deve
tornare immediatamente a New York.- dice.
-Non
può aspettare domani?- gli chiede Mrs. Williams.
-Mi
spiace ma non posso perdere tempo.-
-Allora
l’accompagno all’aeroporto.-
Non sarebbe stato necessario se lui
avesse ancora la sua armatura da War Machine ma è finita in pezzi sul fondo
dell’Oceano Atlantico. Inutile recriminare. Deve solo sperare di avere
abbastanza soldi per un volo sino a casa.
Rimane silenzioso fino all’aeroporto
O’Hare dove ha la sgradita sorpresa di scoprire di non avere con sé abbastanza
contanti e naturalmente nessuna carta di credito.
-Pago
io il biglietto.- insiste la madre di Riri -È il minimo per chi ha liberato mia
figlia.-
A Rhodey non resta che accettare.
-La
rimborserò Mrs. Williams.- afferma con convinzione, poi si volge verso Riri -È
stato... interessante conoscerti, Riri, chissà che non ci si riveda uno di
questi giorni.-
La ragazzina annuisce poi, mentre
lui si avvia all’imbarco sussurra:
-Chi
lo sa… Mr. Rhodes?-
Il giovanotto che da non molto ha
accettato di farsi chiamare Philip Stark ed è il Vice Presidente Esecutivo
della Stark-Fujikawa si aggiusta gli occhiali scuri che porta praticamente
sempre e borbotta:
-Cosa
diavolo hai in mente, paparino?-
In quel momento la porta
dell’ufficio si spalanca ed entrano a passo di marcia Ling McPherson e Bethany
Cabe.
Dietro di loro arranca una
segretaria che prova a giustificarsi:
-Mi
dispiace Mr. Stark, ho provato a fermarle ma…-
-Non
ha importanza Miss Rennie.- minimizza lui -Come responsabile della sicurezza,
Miss McPherson ha libero accesso al sottoscritto quando vuole e comunque non
mai facile fermarla… e nemmeno la sua amica Beth Cabe, ne ho avuto esperienza.-
-Te
lo ricordi eh?- replica Beth sogghignando.
-Molto
bene, ma non è certo per parlare dei vecchi tempi che siete qui, vero? Vediamo
se indovino: Tony.-
-Non
era difficile da indovinare visto quel che sta succedendo.- commenta ancora
Bethany -Il tuo vecchio ha liquidato la REvolution causando un terremoto a Wall
Street e lasciandomi incidentalmente senza lavoro, ma non è la sola cosa
strana: Pepper Potts è irreperibile, Happy Hogan è stato accoltellato, a me e Ling
hanno sparato, hanno cercato ed ho saputo da poco che hanno tentato di uccidere
Morgan Stark e Sunset Bain e che anche Eddie March è in fin di vita.-
-E
questo come hai fatto a saperlo?-
-Ho
le mie fonti.-
-Capisco.
Immagino che andare a letto con il Direttore del F.B.S.A. porti qualche
vantaggio collaterale.-
-Sei
sempre un bastardo.-
-E
ne vado fiero. A quanto pare, c’è qualcuno che vuol fare il vuoto intorno a
Tony.-
-La
cosa dovrebbe preoccuparti visto che è molto probabile che anche tu sia nel
mirino assieme a tua sorella ed ai tuoi fratelli.- interviene Ling McPherson.
-Sorellastra
e fratellastri per essere esatti. Comunque non hai torto. È ovvio che qualcuno
vuole toglierci di mezzo. Bethany, posso chiamarti Bethany o magari anche Beth
vero? Visto che sei rimasta disoccupata, che ne dici di accettare un lavoro
adatto alle tue capacità? Fondo spese illimitato e carta platino aziendale fino
alla fine dell’incarico?-
-E
chi dovrei uccidere per te?- replica Beth.
Philip scoppia a ridere e ribatte:
-Nulla
di così drastico. Solo scoprire chi c’è dietro a tutto quel che sta capitando e
perché, possibilmente prima che qualcuno mi uccida. Ovviamente Ling ti darà una
mano.-
-Ci
mancherebbe altro che non lo facessi.- interviene la giovane cinoamericana -Non
me ne starò certo seduta a non far niente mentre c’è in giro qualcuno che mi
vuole morta.-
-Ci
sto e comincio subito.- replica Beth.
-Ottimo.-
commenta Philip -Io intanto mi darò da fare a modo mio.-
Le due donne stanno per uscire
quando il giovanotto chiama;
-Ling!-
Ling McPherson si volta e chiede:
-Cosa
c’è?-
Lui esita qualche istante poi dice:
-Nulla…
volevo solo dirti che sono contento che tu stia bene.-
Lei rimane un attimo perplessa ed
infine replica:
-Grazie.-
ed esce chiudendosi la porta alle spalle.
Le due donne raggiungono la Porsche
Cayenne di Beth e salgono a bordo ed in breve si lasciano alle spalle il
complesso industriale di Flushing, Queens. A questo punto Beth chiede a Ling:
-Non
dirmi che ti sei davvero presa una cotta per lui.-
-E
la cosa ha qualche importanza per te? Credevo che la tua ossessione fosse
Tony.-
-Sono
stata con lui in entrambe le mie vite, è vero.- replica la rossa -Ma la mia
ossessione, come la chiami tu, appartiene al passato. Sono una donna diversa
ora… in più di un senso e devo dirti che mi fa piacere avere finalmente
qualcuno con cui parlarne liberamente.-
-Sai
che puoi fidarti di me.-
-Oh
sì, lo so. Sono certa che non mi tradirai mai.-
-Come
pensi di procedere?- le chiede Ling cambiando discorso -Chiederai aiuto a
Jasper Sitwell come pensa Philip?-
-Dopo,
forse. Adesso voglio chiedere la consulenza di uno che di assassini a contratto
se ne intende.-
Beth fa scattare il cassetto del
cruscotto lasciando vedere una maschera d’oro che riproduce il volto di una
donna.
3.
L’uomo che in certi circoli è
conosciuto come lo Straniero, leader dell’organizzazione di killer su commissione
chiamata Club dei 1400 rientra nel suo alloggio di New York e trova, seduta in
poltrona con le gambe accavallate ed in mano una pistola puntata su di lui, una
donna dai lunghi capelli neri vestita di una tuta blu scuro il cui volto è
celato da una maschera d’oro.
-Whitney!-
esclama lui per nulla turbato -Le tue visite sono sempre gradite ma ogni tanto
potresti preavvisarmi.-
-Adoro
le sorprese… proprio come te - ribatte Whitney Frost alias Madame Masque.
-Come
mai sei qui? Hai un nuovo incarico per il Club da parte di tuo padre o…?-
-Mio
padre non c’entra. È una cosa personale: voglio sapere chi vuole morti i
parenti ed amici di Tony Stark. Tu hai un sacco di conoscenze nel giro. Se non
lo sai, puoi di certo riuscire saperlo.-
Lui va al mobile bar, si versa uno
scotch e poi dice:
-Mi
dispiace ma non posso aiutarti stavolta.-
-Non
puoi o non vuoi?-
-Entrambe
le cose io… o meglio la mia organizzazione… ha in appalto alcuni di quegli
omicidi e come sai non tradisco i miei committenti.-
-Capisco.
Madame Masque si alza in piedi e con
voce dura aggiunge:
-Di
Morgan Stark non m’importa nulla e Meredith McCall e Mike O’Brien non hanno
bisogno della balia. Una volta mi hai detto che non uccidi i bambini[7]
e sono convinta che fossi sincero, ma se provi a toccare Philip Stark o Ling
McPherson mi avrai come nemica…una nemica spietata ed implacabile.-
Senza dire altro la donna spara
frantumando il bicchiere che lo straniero tiene in mano.
-Un
semplice avvertimento.- dice.
-Ne
terrò conto.- replica lui con un sorriso affabile.
Qualche minuto dopo Madame Masque si
siede al posto di guida di una Porsche Cayenne e si libera della maschera e
della parrucca nera rivelando il volto di Bethany Cabe che si rivolge a Ling
McPherson seduta sul sedile del passeggero:
-Hai
sentito tutto?- le chiede.
-Forte
e chiaro come se fossi stata al tuo fianco.- risponde la cinoamericana -Direi
che hai fatto un buco nell’acqua.-
-Non
completamente: ho avuto la conferma che esiste un contratto su chi è vicino a
Tony.-
-Ma
non sappiamo ancora chi l’ha ordinato.-
-Prima
o poi ci arriveremo. Adesso è l’ora di usare quella risorsa di cui parlava il
tuo ragazzo.-
-Non
è il mio ragazzo.- replica Ling.
-Certo,
come no.-
Beth preme un tasto di chiamata rapida
sul suo cellulare
-Jasper,
tesoro… credo di avere delle informazioni interessanti per te ed in cambio ti
chiedo un piccolo favore.-
Meredith
McCall si rivolge a Stephanie De La Spiroza:
-E così avevi capito
che Eddie era Iron Man.-
-Non è stato così
difficile capirlo una volta resami conto che Eddie era scomparso.- risponde
Stephanie -Tu, invece, l’hai sempre saputo, non è così?-
-Sono molte le cose
che so sugli Iron Men.-
-Iron Men? Più di
uno?-
-Credo di aver detto
troppo.-
In quel momento si avvicinano loro
Mike O’Brien e Judith Klemmer con facce molto cupe:
-Eddie!- esclama
Stephanie -Non ditemi che è… è…-
-Vivo… per adesso ma
ha subito lesioni molto estese.- spiega Judith -Lesioni interne perlopiù con
relative emorragie. Gli si è riaperta una vecchia lesione al cervello. Deve
essere operato d’urgenza. Stiamo allestendo una sala operatoria d’emergenza.-
-Avete anche dei
neurochirurghi nel vostro team?- chiede Meredith McCall.
-No.- risponde Mike
-Ma per una felice coincidenza c’era un congresso medico a Zurigo e lo
S.H.I.E.L.D. ha chiesto a due dei migliori chirurghi del Mondo.-
-E chi sono?.
-Una sono io.-
risponde una donna sulla quarantina circa dai capelli castani e gli occhiali.
-Erica Sondheim,
avrei dovuto immaginarlo.- esclama Meredith -E il suo collega…-
-Il Dottor Svenson
non ama la pubblicità ma ancor meno che qualcuno muoia se lui può impedirlo.-
precisa la Dottoressa Sondheim -Ora non perdiamo tempo: dobbiamo salvare una
vita.-
L’uomo che dice di essere Tony Stark
è decisamente furibondo.
-Che
vuol dire che non possiedo la Stark Tower?- esclama.
-Esattamente
quello che ho detto.- risponde calma la giovane donna di nome Jillian Cord -La
Torre è di proprietà della Stark Solutions che a sua volta, non molto tempo fa,
è stata ceduta interamente a Pepper Potts con disposizione che in caso di sua
morte o scomparsa fosse gestita, in nome del figlio ed unico erede di Pepper,
Anderson Howard Stark, da un trust formato da Rebecca Bergier, l’avvocato
californiano Felix Alvarez e l’ex Senatore del Massachusetts Harrington Byrd.-
-E
non c’è nulla da fare?-
Jillian scuote la testa e replica:
-Assolutamente
nulla: assieme alla Fondazione Maria Stark è l’unica cosa correlata a Tony
Stark che è fuori dalla tua portata.-
-Non
parlare di Tony Stark come se fosse un altro: io sono Tony Stark ed in fondo
che m’importa di un’insignificante società come la Stark Solutions o della
Torre? Ne costruirò una più grande e più bella.-
-Più
grande del tuo ego sarà difficile.- sussurra Jillian.
-Che
hai detto?-
Prima che lei possa rispondere sulla
porta appare Cora Birch che annuncia:
-C’è
qui tua figlia.-
-Falla
entrare.- replica lui e poi si rivolge a Jillian Cord -Continueremo il discorso
più tardi, ora scusami ma ho una questione di famiglia da sistemare.-
Jillian Cord esce lasciando entrare
nello studio una ragazzina poco più che adolescente che le rivolge uno sguardo
perplesso.
-Siediti,
Kathy.- la invita “Tony” -Ho alcune cose da dirti.-
FINE PARTE QUARTA
PARTE QUINTA
QUESTIONI DI FAMIGLIA
1.
Al
suo arrivo all’aeroporto La Guardia di New York Jim Rhodes trova due vecchie
amiche ad aspettarlo: la prima è la Dottoressa Glenda Sandoval, bella donna da
capelli neri e la pelle color dell’ambra nelle cui vene scorre il sangue di
antenati spagnoli, africani e indios, cosa non insolita in chi, come lei, è
originaria di Portorico. La seconda è la bionda Rebecca Bergier, responsabile
dell’osservatorio dei diritti umani della Fondazione Maria Stark.
La loro presenza non sorprende
particolarmente Rhodey che durante il viaggio di ritorno ha avuto modo di
parlare con entrambe ed è ormai al corrente delle ultime, brutte notizie.
C’è un momento d’imbarazzo con
Glenda. Si conoscono da bambini e tra loro poteva nascere qualcosa di speciale
se lei non avesse conosciuto Parnell Jacobs, che era il miglior amico di Rhodey
e non l’avesse sposato, un matrimonio con molti alti e bassi che era di fatto
ormai finito. Recentemente Rhodey e Glenda avevano ceduto, come si è soliti
dire, alla passione ignari di essere ripresi di nascosto. Il video era stato
usato per un tentativo di ricatto e Rae, la moglie di Rhodey, sentendosi offesa
ed umiliata, lo aveva buttato fuori di casa ed avviato le pratiche di divorzio.
Lui non poteva biasimarla.
Era stato proprio per indagare sugli
autori del video che Rhodey si era recato a Santa Providencia usando come
copertura il nome di Parnell Jacobs, che non si sarebbe mai curato di
smentirlo. Ora stringe le mani di Glenda e le dice:
-Puoi
stare tranquilla, il video non esiste più.-
-Grazie
di tutto.- replica lei.
Rhodey si volta verso Rebecca
Bergier e le chiede:
-Come
sta Happy?-
-Ancora
nessuna notizia.- risponde la donna.
-Allora
andiamo in ospedale.-
-Con
quello che hai passato forse prima dovresti riposare un po’.- azzarda Glenda
-Riposerò
dopo. Ora ho cose più urgenti da fare.-
-Allora
vengo con te.-
-E
anch’io, ovviamente.- aggiunge Rebecca.
Rhodey le guarda entrambe poi dice:
-Muoviamoci.-
Sul Bus dello S.H.I.E.L.D. un
complicato intervento chirurgico è appena finito ed è la Dottoressa Erica
Sondheim assieme al Dottor Hjarmal Knute Svenson a rivolgersi al gruppetto in
attesa formato dall’Agente Judith Klemmer, Mike O’Brien, Meredith McCall e
Stephanie De La Spiroza:
-Abbiamo
fatto tutto il possibile ma le lesioni al sistema nervoso ed al cervello erano
troppo estese.-
-Ci
sta dicendo che Eddie è morto?- la interrompe Mike.
Il Dottor Svenson scuote il capo.
-Il
paziente vivrà.- dice in un Inglese con chiaro accento norvegese -Ma potrebbe
restare paralizzato dal collo in giù.-
La Contessa De La Spiroza scoppia a
piangere.
Katherine Joanna Finch Stark si
siede ed ascolta ciò che l’uomo che afferma di essere suo padre le dice ma non
riesce a credere alle sue orecchie. Alla fine esclama:
-Tu…
cosa hai fatto?-
Tony Stark la guarda imperturbabile
e risponde:
-Se
non l’hai capito, te lo ripeto: ho disposto il trasferimento tuo e dei tuoi
fratellastri in esclusivi collegi dove potrete proseguire i vostri studi senza
distrazioni. Per te ho trovato una prestigiosa scuola per signorine in
Inghilterra. Ci ha studiato anche…-
-Me
ne frego di chi ci ha studiato. Tu non puoi fare quel che ti pare con me e
Howie. Nostra madre…-
-Tua
madre è sparita da settimane mandandovi solo qualche cartolina o sms ogni tanto
non è vero? evidentemente non si cura molto dei suoi figli.-
Kathy tace, colpita da
quell’osservazione come da una staffilata, poi si riprende e ribatte:
-Howie
non è tuo figlio, non puoi decidere anche per lui,-
-Indovina
chi è che tua madre ha designato come suo tutore legale durante la sua assenza
prima di sparire? Hai altre obiezioni, piccola?-
Kathy lo fissa con occhi di fuoco e
replica:
-Non
chiamarmi così, non ne hai il diritto. Non so chi sei ma di certo non sei mio
padre. Il vero Tony Stark non si sarebbe mai comportato come te.-
L’altro sospira e ribatte:
-Anche
Pepper la pensava come te.-
-Pepper…-
Kathy è colpita da un improvviso pensiero -Perché non è qui? Cosa le hai
fatto?-
-Quel
che le è successo potrebbe capitare anche a te e sarebbe molto spiacevole. Che
tu ci creda o no, Kathy, mandandoti via di qui sto cercando di proteggerti,
quindi fai la brava bambina ed obbedisci. Le alternative non ti piacerebbero,
puoi credermi.-
E guardandolo negli occhi, Kathy
capisce che sta parlando sul serio.
2.
Nell’atrio del Pronto Soccorso dello
Stark Memorial Hospital tre donne ed un uomo guardano verso l’uomo
afroamericano e la donna bianca in camice bianco e cuffia da chirurgo che
avanzano verso di loro seguiti da un’infermiera dai capelli neri. Il loro
sguardo non promette nulla di buono.
In quel momento ecco entrare Jim
Rhodes seguito da Glenda Sandoval e Rebecca Bergier. Gli sguardi di Rhodey e di
Rae Lacoste si incrociano in un silenzioso dialogo fatto di sensi di colpa,
rancori, rammarichi, delusioni e scelte da cui non si torna più indietro. Dura
un attimo poi tutti i presenti volgono lo sguardo verso il chirurgo e
l’infermiera.
La Dottoressa A.J. Maxwell non
vorrebbe mai dover pronunciare le parole che sta per dire, ma spetta a lei
farlo e non può tirarsi indietro. Alla fine parla con voce cupa
-Mi
dispiace. Io e il Dottor Jeffries abbiamo fatto il possibile ma Mr. Hogan non
ce l’ha fatta, è morto sul tavolo operatorio pochi minuti fa.-
L’infermiera afroamericana Georgia
Jenkins, ultima compagna di Happy aveva già capito guardando il viso della sua
collega Linda Carter al fianco della Dottoressa Maxwell, ora non si trattiene e
scoppia a piangere.
Gayle Watson impallidisce. Non
conosceva bene Happy Hogan ma sapeva che era una persona onesta e sincera.
Rae Lacoste serra le labbra mentre
Jason Halloway le stringe la mano. La cosa non sfugge a Rhodey che china il
capo mentre Glenda pone una mano sulla sua spalla destra.
Un pensiero improvviso lo colpisce:
-Dove
sono Tony e Pepper? Perché non sono qui?-
-Ho
avvertito Tony.- risponde Rae -A quanto pare, la cosa non gli interessa
abbastanza.-
-Non
è da lui.- commenta Rhodey -Ma del resto, pare che ultimamente si stia
comportando in modo strano. E Pepper?-
-Il
suo cellulare è staccato e da ieri nessuno l’ha più vista.- risponde Gayle
-Sempre
più strano. Happy ucciso, Pepper scomparsa, Tony che si comporta peggio di
quando era alcolizzato. Non sono coincidenze: qualcuno ce l’ha con noi.-
E quel qualcuno dovrà pagare per
tutto questo, pensa.
L’uomo seduto su un’ampia poltrona
di pelle veste all’occidentale, un completo tre pezzi gessato scuro per la
precisione, ma ha lineamenti chiaramente cinesi con lunghi baffi alla mongola
che contribuiscono a far sembrare ancor più affilato il suo volto dagli occhi
attenti.
Alla sua destra sta in piedi una giovane
donna che indossa un costume azzurro che ricorda le armature medievali cinesi
con una specie di elmo che nasconde in parte il suo viso, al suo fianco pende
una spada dall’apparenza antica. Anche lei è asiatica ma forse non cinese bensì
di qualche altra zona del sudest asiatico. Si fa chiamare Lady Mandarin ma
quale sia, e se ci sia, un collegato con il famoso supercriminale non è dato
saperlo.
Alla sinistra, sempre in piedi, sta
un’altra donna che indossa una bianca armatura leggera ed un elmetto che ne
copre in parte il volto lasciando liberi i lunghi capelli neri, nella sua mano
destra un grande guanto metallico crepitante di ignote energie. Potrebbe essere
giapponese, la chiamano Cybermancer.
L’uomo seduto parla con voce ferma
usando il Cinese Mandarino:
-Confido,
Li Wang che tu abbia provveduto ad acquisire le proprietà della defunta
REvolution in Asia prima dei nostri rivali giapponesi.-
L’uomo che a Hong Kong e New York è
conosciuto come Martin Li, ufficialmente imprenditore e filantropo, ufficiosamente
capo delle Triadi[8]
nella Grande Mela, è finora rimasto in piedi con la schiena piegata in un
deferente inchino ma adesso solleva gli occhi verso il suo interlocutore e
superiore e replica nella stessa lingua:
-Naturalmente,
Onorevole Zhang Tong, e ad un buon prezzo, direi. Gli incaricati di Stark
sembravano aver fretta di concludere l’affare.-
-E
mi chiedo perché… Stark è sempre stato un uomo accorto. Questa frenesia di
chiudere con il passato non è da lui… a meno che… ma certo: deve essere così!
Che grande scherzo!-
E l’uomo che chiamano Zhang Tong, il
boss criminale più potente e temuto di tutto l’Estremo Oriente, scoppia a
ridere.
Nell’auto che lo riporta alla Stark
Tower Jim Rhodes è immerso in cupi pensieri e non riguardano solo il suo imminente
confronto con Tony Stark.
È Glenda Sandoval a rompere il
silenzio:
-Che
intendi fare?-
-Ad
essere onesto, non lo so.- risponde Rhodey -Tony mi deve un sacco di
spiegazioni ma anche se le avrò, questo non cambierà il fatto che Happy è morto
e che io sono senza lavoro e senza casa dopo che Rae mi ha cacciato.-
-Per
colpa mia.-
-No:
per colpa mia, ma non serve parlarne.-
Cala il silenzio, poi Glenda
riprende a parlare:
-Potresti…
potresti venire a stare da me.-
Lui la guarda per capire se è seria
poi replica:
-Se
lo facessi sarebbe come ammettere che il mio matrimonio è davvero finito.-
-Io
ho già accettato da tempo che il mio è.-
Ed è di certo quello che pensa Rae
del nostro e non ci ha messo molto tempo per consolarsi, riflette Rhodey.
-Va
bene.- dice infine mentre l’auto arriva alla Torre -Ora, però, devo occuparmi
di altri affari in sospeso.-
-Vuoi
che ti accompagni?-
-No:
qualcosa che devo sbrigare da solo.-
Glenda non replica.
3.
Quando
esce dall’ascensore che l’ha portata nell’atrio della Torre, Kathy Stark vede
venire verso di lei un afroamericano che ha un’aria familiare. Le ci vuole
qualche attimo per capire che è Jim Rhodes che si è rasato completamente barba,
baffi e capelli. Esita solo un istante poi lo ferma e gli chiede:
-Stai
andando da lui?-
Non c’è bisogno che specifichi chi è
“lui”, Rhodey lo ha capito benissimo.
-Sì.-
risponde -Devo parlargli di cose piuttosto urgenti.-
-Sta
attento: non è lui. Voglio dire che sembra lui, parla come lui e si muove come
lui ma è come in quel vecchio film di fantascienza: è stato sostituito da
qualcosa di inumano.-
Rhodey la guarda perplesso e lei
insiste:
-Lo
so che stai pensando: che è la fantasia galoppante di una ragazzina dalla
grande immaginazione ma io so quel che dico. Quello di sopra non è mio padre ma
qualcun altro, qualcuno o qualcosa di malvagio, è per questo che sono scappata
e per fortuna Howie e Andy non sono qui. Qualcuno deve proteggerli da lui.-
È davvero spaventata, pensa Rhodey.
Serra le labbra e riflette poi dice:
-Vai
dalla Dottoressa Sandoval e aspettami lì. Dovremo parlare… dopo.-
Entra nell’ascensore e punta
direttamente all’attico. Quando esce si trova in un ingresso vuoto ma ci sono
delle voci che vengono dalla stanza vicina. Ne spalanca la porta e trova Tony
immerso nella vasca idromassaggio assieme a due giovani donne bionde.
-Oh,
Rhodey, ben arrivato. Mi aspettavo la tua visita.- lo saluta Tony poi si
rivolge alle ragazze -Cora, Jill … vogliate scusarmi ma io e Mr. Rhodes
dobbiamo discutere di cose importanti. Ci vediamo più tardi.-
Esce dalla vasca, si infila un
accappatoio e fa cenno a Rhodey di seguirlo. Decisamente quelle di Kathy non
sono solo paranoie, pensa lui mentre la porta dello studio privato di Tony si
chiude alle sue spalle..
-Dov’è
Pepper?- chiede
-Sei
la seconda persona che me lo chiede oggi. Diciamo che se n’è andata e non
tornerà più.- replica Stark
-Kathy
aveva ragione tu…-
-Hai
parlato con Kathy? Ragazzina sveglia ed ora risparmiarmi almeno tu la tiritera
del: tu non sei Tony Stark e veniamo subito al sodo. Sei tornato da Santa
Providencia ed hai liberato Riri Williams. In fondo ne sono contento, non mi
andava troppo di saperla nelle mani di Creed.-
-Sei
stato tu a farla rapire e lo ammetti così?-
-E
perché non dovrei essere sincero con te? Dopotutto sei il mio vecchio amico
Rhodey, quello che mi ha portato in salvo fuori dalle insidiose jungle del
Sudest Asiatico, quello a cui ho affidato il ruolo di Iron Man per ben due
volte quando io ero impossibilitato a farlo, quello per cui ho costruito
l’armatura di War Machine. Ho dimenticato qualcosa?-
Rhodey tace e lo fissa con occhi di
fuoco. L’altro continua:
-A
proposito, mi è stato riferito che hai perso la tua armatura. Non è un vero
peccato che io abbia reso inutilizzabili tutte le tue armature di ricambio?
Sai, non mi andava di saperti in giro con quel gioiello della tecnica ed
arrabbiato con me. È anche il motivo per cui ho disattivato il sistema Antigone
da tutte le armature di Iron Man… come si saranno ormai accorti i sopravvissuti
-
-Sopravvissuti?
Vuoi dire che…? Chiunque tu sia davvero, sei un vero bastardo.-
Rhodey scatta improvvisamente e
sferra un pugno all’uomo davanti a lui che cade all’indietro.
-Bene,
ti sei sfogato.- dice quest’ultimo toccandosi un labbro da cui scende un rivolo
di sangue -Pensi che sia servito a qualcosa?-
-A
farmi sentire meglio, indubbiamente.- replica Rhodey.
-Non
hai concluso nulla. Io ho ancora vinto e tu hai perso. Non hai più nulla: né
una moglie, né una casa, né un lavoro e nemmeno un’armatura.-
-E
nemmeno più nulla da perdere, se è per questo. Ti avverto, Tony o chiunque tu
sia davvero: se qualcosa di male dovesse accadere a Kathy o al piccolo Andy o a
chiunque altro mio amico, io tornerò e ti ucciderò.-
-Dovrei
aver paura?-
-Sì,
dovresti.-
Senza dargli il tempo di replicare,
Rhodey esce sbattendo la porta.
Philip Stark solleva gli occhi dallo
schermo e saluta le donne che sono appena entrate nel suo studio.
-Bentornate. Scoperto
qualcosa di interessante?-
-Forse.- risponde,
enigmatica, Bethany Cabe -Ma è presto per parlarne. Tu, piuttosto, perché ci
hai fatto tornare qui?-
-Ho qualcosa da farvi
vedere. Dopo che ve ne siete andate mi sono dato da fare. Prima di diventare un
dirigente d’azienda ero, lo dico senza falsa modestia, il miglior hacker della
Nazione, mi chiamavano Corvo.-
-Me lo ricordo bene.-
commenta Beth.
-Sono entrato nei
sistemi di sorveglianza della Stark Tower e dei palazzi vicini ed ho trovato
alcune cose interessanti. Guardate.-
Philip fa scorrere sullo schermo una
serie di video di sorveglianza. Una delle immagini mostra una Corvette con alla
guida una bionda platinata in uscita dal garage della Torre.-
-Donna non
identificata ma sicuramente non residente o impiegata della Torre. Perché ne
esce alle due del mattino?-
-Già, perché?-
commenta Ling McPherson -Se è una escort che è andata da uno dei residenti deve
essere molto costosa per permettersi una macchina come quella-
-E allora perché le
telecamere del garage non l’hanno registrata? C’è solo questa immagine di una
telecamera esterna.-
Il
giovane fa scorrere altre immagini perlopiù di donne, tutte giovani e quasi
tutte bionde.
-Notate uno schema?- chiede poi aggiunge
-Tutte sono salite nell’attico di Tony. Le ho identificate tutte tranne
questa.-
Philip ferma l’immagine sul primo
piano di una donna apparentemente sulla trentina dai capelli castani rossicci e
con gli occhiali.
-Non è possibile!-
esclama Beth.
-La conosci?- le
chiede Philip.
-Certo che la conosco
ma dovrebbe essere morta.-
Quando Rhodey entra
nell’appartamento di Glenda Sandoval ha un’espressione cupa che Glenda e Kathy
Stark che lo stavano attendendo non possono non notare.
-Che
è successo?- gli chiede la ragazzina.
-Un
sacco di brutte cose. Risponde lui -Avevi ragione su Tony. Ora è importante che
tu ed i tuoi fratelli stiate lontani da lui. Ti fidi di me?-
-Io…
sì, certo.
-Allora,
andiamo.-
-Dove?-
chiede lei
-Per
prima cosa a prendere i tuoi fratelli e portarli al sicuro e poi... troveremo
un modo per rimettere le cose a posto, te lo prometto.-
FINE PARTE QUINTA
EPILOGO UNO
Il funerale di Harold Joseph Hogan
si svolge in un ‘atmosfera livida. Tra i presenti: la sua donna Georgia
Jenkins, le sue amiche Christine Palmer e Linda Carter con la sua compagna
Rebecca Bergier, Direttore Esecutivo ad interim della Fondazione Maria Stark,
Philip Stark, Mike O’Brien,. Meredith McCall, Bethany Cabe e diversi altri.
Due assenze spiccano per la loro
importanza: quella di Tony Stark e quella di Pepper Potts.
-Ormai
è certo che le è successo qualcosa.- conclude Jim Rhodes mentre lasciano il
cimitero -Non sarebbe mai mancata e non è stato possibile rintracciarla.
Decisamente non è da lei.-
-Credi
che lui…?- replica Meredith McCall lasciando la frase a metà.
-Non
so più cosa credere. Posso solo sperare che sia ancora viva e se lo è, in
qualche modo la troverò.-
-La
troveremo.- precisa Meredith -Non sei da solo.-
EPILOGO DUE
Un tempo quest’uomo
si chiamava Clay Wilson ed assieme al suo professore all’Empire State
University aveva inventato un proiettore di campi di forza e lo aveva usato per
iniziare una carriera come supercriminale con il nome di Forza. Alla fine si
era stancato di una vita da latitante ed aveva deciso di consegnarsi alle
autorità ma c’era chi temeva le rivelazioni che avrebbe potuto fare e ne
commissionò l’uccisione. Fu Iron Man che salvò la sua vita e lo aiutò ad
inscenare la propria morte. Fu poi Tony Stark che gli fece ottenere un nuovo
volto, una nuova identità ed un lavoro onesto.
Ora è Carl Walker, Chief Technical
Officer della Barstow Electronics, sussidiaria californiana della
Stark-Fujikawa e quando occorre è un Iron Man part time. Naturalmente questo
era prima che un virus informatico disabilitasse tutti i sistemi operativi
delle armature compresa l’intelligenza artificiale che li sovrintendeva.
A
tutto c’è rimedio, però, pensa Carl Walker chiuso nel piccolo laboratorio della
sua villetta ad Agoura Hills. Dopotutto, anche se non è al livello di Tony
Stark, è pur sempre un bravo ingegnere.
Preme
un pulsante è davanti a lui appare l’ologramma di una giovane donna con in mano
un taccuino che dice:
<<Buongiorno, Signore.
Sono Friday, come posso esserle utile?>>
Decisamente soddisfacente, pensa,
sorridendo, Carl.
EPILOGO TRE
La conferenza stampa si svolge
davanti alla Stark Tower. I giornalisti televisivi e della carta stampata
attendono impazienti. Christine Everhart è riuscita a piazzarsi in prima fila
ed indossa il suo vestito più sexy.
Finalmente Anthony Edward Stark, o
almeno l’uomo che ha il suo viso, la sua voce, dice di essere lui e ne è
convinto, si mette in posa davanti ai microfoni e parla con voce stentorea:
-La
REvolution Inc. non esiste più. Le sue operazioni sono cessate, le società
controllate considerate non strategiche sono state vendute, tutto il resto
passa ad una nuova società da me fondata e diretta assieme a coloro che sto per
presentarvi, a cominciare dal Presidente del Consiglio dei Direttori Calvin
Oakly…- indica un afroamericano sui 55 anni quasi calvo e la barba sale pepe -…
la Prima Vice Presidente Esecutiva Jillian Cord…- indica una bionda alla sua
sinistra -… la Vice Presidente per le finanze Arianna Dewitt…- indica un’altra
bionda alla sua sinistra.
Fa una pausa ad effetto poi dice:
-L’era
della REvolution è finita, comincia quella della Resilient!-
FINE?
NOTE DELL’AUTORE
Cosa
posso dire? Innanzitutto che è un piacere essere arrivato al n. 100 di una
serie ottimamente iniziata da Tobia Brunello e che sono particolarmente
orgoglioso di questo traguardo.
Ma parliamo di questo episodio:
1) Ho
la sensazione che questa sia la prima volta che il protagonista di una serie ne
diventa di colpo il cattivo principale. Ma cosa è veramente successo a Tony
Stark, chi è davvero l’uomo che dice di essere lui? Le risposte arriveranno col
tempo.
2) Diciamo
addio a Harold Joseph “Happy” Hogan. È stata una decisione sofferta decidere di
eliminare proprio lui che mi è sempre stato simpatico. Odiatemi pure se volete.
3) Diciamo
addio alla REvolution Inc. che ci ha accompagnato sin dal primo episodio di
questa serie e diamo il benvenuto a nuove aziende di cui sapremo di più a
partire dal prossimo episodio.
4) Hjarmal
Knute Svenson è stato creato dal quintetto Stan Lee (trama), Jack Kirby (trama
e layout), Larry Lieber e Paul Laiken (dialoghi), Don Heck (matite) su Avengers
Vol. 1° #14 datato marzo 1965.
5) Abdullah
Hurani, boss criminale saudita, è stato creato da Michael Fleisher & Alan
Kupperberg su Ghost Rider Vol. 2° #61 datato ottobre 1981,
6) A.J.
Maxwell è stata creata da Len Wein & Ross Andru su Giant Size Spider Man #1
datato luglio 1974.
7) Calvin
Oakly è stato creato da David Michelinie & Kerry Gammill su Wonder Man Vol.
1° datato marzo 1986
8) Saige
Kaufman è stata creata da Tony Harris & Robin Laws su Iron Man Vol. 3° #70
datato settembre 2003.
9) Cora
Birch è stata creata da Kieron Gillen/Al Ewing & Carmine Di
Giandomenico/Lan Medina su Iron Man: Fatal Frontier datato ottobre 2013.
10) Jillian
Cord e Arianna Dewitt sono mie creazioni
Nel prossimo episodio: Philip Stark
fa un’offerta a Riri Williams, Riri ne fa una a Rhodey. Eddie March affronta la
sfida più difficile, qualcuno si trova un nuovo lavoro e comincia la ricerca di
Pepper Potts.
Non mancate.
Carlo
[1] Ovvero elfi, gnomi, fate e simili.
[2] Chief Operating Officer, amministratore delegato.
[3] Non diteci che dobbiamo spiegarvi chi è, vi prego. -_^
[4] Un riassunto molto sintetico di eventi dipanatisi nei tre precedenti episodi.
[5] Dobbiamo davvero dirvi di chi si tratta? -_^
[6] Electro Magnetic Pulse.
[7] Nell’episodio #73 per la precisione.
[8] La criminalità organizzata cinese.